Nell’Alto Lago di Garda, un nuovo progetto dello studio noa* network of architecture
Ad Arco (Tn), nell’Alto Lago di Garda, una parte del monastero del Seicento viene trasformata in hotel mentre la restante conserva una chiesa ed un ritiro di clausura. Nel giardino della monumentale struttura viene aggiunta una spa, ispirata al paesaggio agricolo del luogo e ospitata in sette volumi in vetro e metallo che si alternano a corti verdi.
Il progetto di restauro e rifunzionalizzazione del monastero delle Serve di Maria Addolarata, terminato a maggio 2021 e portato avanti in dialogo con la Soprintendenza, è dello studio altoatesino (con base anche a Berlino) noa* network of architecture, fondato da Lukas Rungger e Stefan Rier.
La riscoperta della forza monumentale e della dimensione spirituale dell’antico centro monastico funziona da stella polare per il progetto. «La grandiosità e il rigore delle architetture, i lunghi corridoi, i soffitti a volta, tutto concorre a dare a questi spazi un carattere fuori dal tempo» spiega Francesco Padovan, architetto di noa* che ha sviluppato il progetto architettonico.
I progettisti hanno voluto assecondare la tipologia tipica del monastero, preservando l’originale disegno dei percorsi al suo interno, ed estendendone il rigore geometrico ai nuovi volumi della spa. «Una filosofia progettuale che ci ha guidato e aiutato a mantenere la chiarezza compositiva, statica e visiva, che rende il monastero un luogo davvero speciale», aggiunge Padovan.
Dall’intervento che mixa dunque nuovo e antico, restauro e nuova costruzione, è nato un centro di ospitalità molto particolare: «Un rifugio – continua l’architetto – capace di offrire esperienze antiche, valorizzando al massimo la particolarità e la storia del luogo. E dove ogni scelta costruttiva, ogni materiale e dettaglio sono stati studiati per trarre forza dalla monumentalità del contesto preesistente, esaltandola e portandola a nuova vita».
Le stanze dell’hotel ricavate dalle antiche celle
Gli spazi comuni (reception, lobby, sala colazione, area bar e cucina) si concentrano al piano terreno, mentre le camere sono distribuite principalmente tra il primo piano e il sottotetto dell’ala ex monastica.
«È sorprendente scoprire che a ogni piano l’articolazione dello spazio è molto diversa», osserva Padovan. «Si va dagli spazi concentrici del piano terra, al maestoso corridoio del primo piano, alla “selva” di travi lignee del sottotetto. Su questa varietà di ambienti abbiamo lavorato, definendo soluzioni che non alterassero i diversi disegni, ma ne restituissero rafforzati il fascino e l’originalità».
Al piano terra, l’organizzazione degli spazi pubblici è stata definita enfatizzando i percorsi esistenti. Al primo piano si apre un imponente corridoio centrale ritmato dalle travi del soffitto che corrono a perdita d’occhio per quasi 50 metri. Qui, le ex celle monastiche, allineate lungo i lati, sono state riunite a due a due per realizzare camere alla superficie più generosa (varia dai 22 ai 30 mq). Così in ogni camera, una ‘cella’ ospita la zona notte, la seconda la stanza da bagno. Le antiche porte, in legno chiaro, sono state tutte conservate sul lato esterno, verso il corridoio, per non rinunciare alla sequenza scenografica degli ingressi che punteggiavano il lungo corridoio.
Il secondo piano è un ampio sottotetto sovrastato da suggestive capriate, dove sono state ricavate due file di stanze che si aprono su un lungo corridoio centrale. Le capriate, restaurate, rimangono a memoria della loro antica funzione. Al colmo del tetto, un lucernario corre per tutta la lunghezza della copertura, illuminando non solo il corridoio, ma anche le camere.
La spa: sette volumi realizzati ex novo
I sette nuovi volumi in metallo e vetro sono posizionati nel giardino, lungo una “spina dorsale” di pietra. Il comparto wellness (in tutto 500 mq) racchiude spazi relax, sale trattamenti, saune e un percorso con bagno vapore.
«Nel disegno di quest’area, abbiamo cercato di relazionarci non tanto con il monastero, troppo ‘importante’ come riferimento architettonico, quanto con il paesaggio agricolo circostante», spiega ancora Padovan. «Per questo – prosegue – si è fatto ricorso a elementi molto semplici, dalla forte chiarezza strutturale: le ossature metalliche leggere, ordinate in montanti e traversi, si ispirano alle ‘limonaie’ caratteristiche del contesto rurale del Lago di Garda».
La spina centrale di raccordo – composta da una serie di pilastri rivestiti in pietra di Vicenza e da un architrave orizzontale in cemento prefabbricato e sabbiato – riprende nelle sue fattezze la “pilastrata” lapidea del canale sopraelevato, che corre sul lato orientale del convento.
Gli interni dalla piacevole austerità
«L’assoluto rispetto per l’esistente ha guidato anche il progetto d’arredo. Il design si è adattato agli austeri spazi monastici con soluzioni su misura, senza rinunciare a comfort, funzionalità e a un’estetica contemporanea» racconta l’interior designer Niccolò Panzani di noa*, che ha curato il progetto degli interni.
Come in tutti i suoi progetti, noa* punta sull’artigianalità e la cura del dettaglio. «La cura del dettaglio, il disegno su misura, ci consentono di offrire un progetto sempre unico, esclusivo, mai ripetitivo, creato ad hoc per il committente» chiarisce Panzani. «Ma qui – chiosa-, l‘eccezionalità del luogo ha ulteriormente plasmato le nostre scelte, per restituire quel senso di pace e di tranquillità che il monastero ha custodito per secoli».